Luogo — Santorini. (Sì, è a scoppio ritardato.)
Situazione — necessità urgente di prelevare contanti al Bancomat.
Vincolo — per una lunga serie di noiose e complicate vicissitudini che vi risparmio, va usata una carta del cui pin non siamo proprio sicuri sicuri.
Presagio — il signore che mi precede resta un tempo lunghissimo allo sportello emettendo dei suoni che interpreto come imprecazioni in greco represse a fatica.
Il mio turno. Bene: ringraziando il cielo è presente un menù in lingua inglese — se anche ricordassi qualcosa di greco antico, questo qualcosa avrebbe a che fare con lance, armature e spargimenti di sangue varî, non transazioni bancarie.
Mi si presentano però ben tre diverse opzioni di ritiro contante, che onestamente non riesco a decifrare. Ne provo una. Inserisco il pin. Confermo.
“Si prega di inserire il pin.”
Un’altra volta? Non l’ha preso? O vuol dire che era sbagliato? Oddio forse i nostri timori erano fondati! Ma perché non mi ha dato errore?
Riprovo, digitando molto attentamente. Bip. Bip. Bip. Bip. Conferma.
“Si prega di inserire il pin.”
Eh?? Ma perché non reagisce questo? Forse non gli piace il pin di quattro numeri, se ne aspetta cinque?
Torno indietro, seleziono un’altra opzione a caso. Mi chiede di inserire il pin. Di nuovo: bip, bip, bip, bip. Respiro profondo. Conferma.
“Si prega di inserire il pin.”
E sarebbe la quarta volta, quindi c’è qualcosa che non va, non è un errore questo, altrimenti al terzo me l’avrebbe bloccato. Torno alla macchina, spiego la situazione ad Elisa che di queste cose se ne intende e di disguidi interbancari la sa lunga. Mi guarda con due occhi sbarrati e suda freddo quando le dico che ho inserito il pin più di tre volte.
“Ma non è bloccato ti dico! Non mi accetta il pin ma non mi dà erro—” e mentre dico questo ho l’illuminazione da informatico. “Aspetta che mi è venuto un dubbio!”
Corro indietro, raggiungo di nuovo il Bancomat. Inserisco la carta. Menù inglese. Di nuovo le opzioni incomprensibili. Di nuovo ne scelgo una a caso.
“Si prega di inserire il pin.”
Ci risiamo. Bip. Bip. Bip. Bip. E ora vediamo se ho ragione.
Annulla.
“La ringraziamo per aver scelto la nostra banca. Ecco i suoi soldi.” Fran, fran, fran, fran. Torno alla macchina trionfante con le banconote fruscianti in mano. Elisa è ancora più stupita di prima:
“E come hai fatto??” mi chiede.
“Tsk. Routine. Normale situazione da debug. Semplicemente, i tasti ‘conferma’ e ‘annulla’ erano scambiati.”