**1982 **— È il caso di dirlo: se c’ero dormivo. Ma ho sempre ritenuto di buon auspicio cominciare con una vittoria.
1986 — Ricordo solo che Topolino ne fece un gran parlare; io di certo non colsi la portata dell’evento.
1990 — Vittima senza speranza della tempesta mediatica, sommerso da montagne di merchandising,¹ collezionavo religiosamente ogni tipo di inserto speciale e arrivai persino a fare un mio giornalino.² Soprattutto fui contagiato dall’entusiasmo di un fantastico gruppo di amici… dei miei genitori, che organizzarono sontuose cene e tifarono Schillaci fin dall’inizio, prima ancora che esplodesse.
1994 — Passavo dalle medie alle superiori, le partite le vidi quasi tutte fuori casa col mio amico Leonardo, in seguito perso di vista. Ricordo in particolare una sera a casa sua con tutti gli anziani della famiglia seduti intorno al tavolo, un po’ una scena da Bar Sport di altri tempi. Ma la lotteria dei rigori finii per soffrirmela da solo al buio in camera mia – anche per via di certi focolai di tifo avverso presenti in casa (una storia a parte).
1998 — Le superiori volgevano al termine e stavolta la coppia fissa era con Alessandro, con cui ho mantenuto i contatti e che ora, guarda il caso, vive a Londra. La scena memorabile è, senza ombra di dubbio, l’uscita ai rigori contro la Francia: noi due chiusi a chiave in cucina a imprecare e sbattere sedie, sua mamma che da fuori gridava: “Che succede? Aprite! Aprite o sfondo la porta!”
2002 — Già la terza estate pisana che passavo chiuso in casa a studiare, afflitto dal caldo e dalle zanzare. Con la mia invidiata “stazione multimediale” già smantellata da tempo (anche questa è una storia a parte), dovetti ridurmi ad affittare una televisione.³ Proprio per questo è forse il mondiale di cui ho visto più partite, però alla fine non fu nulla più di un rumore di fondo. Non ricordo nemmeno dov’ero quando un bolsissimo Vieri non riuscì a staccarsi da terra di quel tanto che bastava per evitare un beffardo golden gol.⁴
2006 — Questo fu vissuto più pienamente. Stavolta furono la voglia di riscatto, la fiducia nel gruppo e — per quanto mi riguarda — il duraturo sodalizio con la conventicola del Cdr, a valerci il mondiale. La coppa fu festeggiata fra Piazza Garibaldi e il Ponte di Mezzo — ovviamente morti di afa anche a notte inoltrata.
Del 2010 non so che dire se non che vedere l’Inghilterra che festeggia la coppa a Londra sarebbe sicuramente un’esperienza incredibile; oppure mi piacerebbe vedere vincere una squadra che non l’ha mai fatto. Sicuramente, ancora una volta, il Mondiale resterà la cartolina di un altro luogo, di un altro posto, di altre persone.