Il blogghetto dello zio _dave_

Cercare casa a Londra / 1

Che ci fanno un italiano, un gallese e un giapponese vicino King’s Cross? Sembra l’inizio di una barzelletta, invece è il (lieto? momentaneo?) finale di una piccola tragicommedia: la ricerca di una sistemazione in quel di Londra.

Quando avevo fatto la tesi a Cambridge, mi avevano dato loro la stanza, e solo adesso mi rendo conto di quale enorme sbattimento mi avessero risparmiato.

Innanzitutto: in linea di massima, le università si prendono cura della questione alloggi per i loro studenti soltanto durante il primo anno; poi, a quanto ho capito, sei gentilmente pregato di sloggiare — anche se, a quel punto, conosci abbastanza la città per saperti muovere con ostentata sicumera. Figuriamoci però se l’Accomodation Office avrebbe dato adenzia a questo pivello postgraduate che gli piombava lì ad anno accademico abbondantemente iniziato. Non ci ho manco provato.

È iniziata quindi l’ossessiva frequentazione di siti come Gumtree o Moveflat, vagliando decine e decine di annunci, pubblicando i miei, passando metà del tempo con Google Maps aperto da una parte, il Journey Planner dall’altra, a calcolare distanze, tempi di percorrenza, conversioni da prezzi settimanali (qui si usa così) a mensili, a decifrare lo slang da annunci ( f/f ? m/w ? w/m ?) e via dicendo.

Fortunatamente lo stato inglese, quando c’è da pubblicare guide e istruzioni user–friendly sul web, non si tira mai indietro. Siti come housing.london.ac.uk e soprattutto la guida specifica per studenti studenthousing.lon.ac.uk mi hanno subito fatto capire che a) non potevo muovermi troppo in anticipo, b) dovevo essere presente sul luogo, e c) che dovevo stare attento a truffe, comportamenti illegali, coinquilini inaffidabili, zone belle di giorno e pericolose di notte, e chi più ne ha, più ne metta.

A metà gennaio mi sono quindi ritrovato come un totem di ebetismo nel bel mezzo di Londra, armato di annunci e numeri di telefono. Ho chiamato a destra e a manca, e ho visto case che voi italiani non potete neanche immaginare: cucine da combattimento incrostate al largo di Stepney Green, moquette radioattive balenare nel buio vicino alla stazione di Shadwell.

In quei momenti la mia incrollabile fiducia nel futuro ha avuto un leggero mancamento.

(continua)