Dopo essere sceso all’inferno con un improbabile Virgilio in giacca e cravatta, le cose cominciano fortunatamente a prendere un’altra piega.
Nei pressi di Archway visito la casa di un reporter freelance, col quale, ottemperando ai peggiori stereotipi, converso amabilmente di fronte ad una tazza di tè. Certo: la stanza è piccola, l’affitto non è basso, e il posto, per quanto ben collegato, è lontanuccio: ma per il resto, mi sembra di avere fra le mani la prima vera sistemazione papabile.
Poi vado a vedere la casa di una coppia di italiani in zona Oval. La casa e la strada sono così incantevolmente british che mi conquistano subito:
purtroppo però i costi sono anche qui un po’ fuori dalla mia portata.
L’ultimo appartamento in lista è quello che decide tutto. Mi hanno contattato loro rispondendo ad un mio annuncio. L’affitto è ok e il luogo è molto centrale, tanto che potrei andare al lavoro a piedi! Dov’è l’inghippo? Vado scettico, pronto a tutto e… mi si presenta davanti la scelta più difficile. Infatti la casa non è molto bella, ma neanche abbastanza brutta da farsi scartare; non è tenuta benissimo, ma neanche tanto male da dover chiamare l’ufficio d’igiene. La prospettiva di essere così centrali è invece molto allettante…
I coinquilini sono uno gallese e uno giapponese. E, come avrete capito, è qui che ho deciso di stare.
…ma, siccome non era disponibile da subito, per una settimana mi sono tolto lo sfizio di stare nella casa di Oval!