Ogni tanto, prima di andare a cena fuori con gli amici, ne approfitto per andare al pub coi colleghi, in ossequio alle usanze del posto.
Se c’è una cosa che non sopporto è la fila al bancone: nella ressa, se perdi l’attimo, rischi di buttare via anche mezz’ora. Proprio per essere subito pronto al momento giusto, normalmente tiro fuori una banconota in anticipo — ma poi capita spesso che a pagare il giro sia qualcun altro, nel qual caso invece di rimetterla nel portafogli la tengo a portata di mano per eventuali giri successivi.
Insomma: una di quelle sere, quando ho poi raggiunto gli altri miei amici per la cena, in un primo momento ci siamo fermati tutti a chiacchierare sul marciapiede. Poi quando stavamo per incamminarci, il mio amico M raccoglie da terra una banconota da dieci sterline. La sventola raggiante: era proprio lì, in mezzo al capannello! Chiaramente noi tutti abbiamo urlato “che… fortuna!”, abbiamo tutti rosicato per non averla vista prima noi, poi è finita lì.
Senonché poco dopo comincia ad insinuarsi nella mia mente un atroce dubbio. Non è che, per caso, quei soldi fossero proprio miei? Al pub avevo effettivamente messo in tasca una banconota da dieci. Mentre camminiamo comincio a frugarmi con discrezione ovunque: spuntano scontrini, badge, biglietti della metro… ma della banconota del pub, manco l’ombra. Il dubbio comincia a diventare certezza. Si vede che l’avevo messa, stupidamente, nella tasca della tracolla dove tengo il cellulare, e a furia di estrarre quest’ultimo compulsivamente devo averla fatta cadere senza accorgermene.
Che fare? Ora che ero sicuro di come erano andati i fatti, forse spiegando con faccia seria la situazione potevo riuscire a convincere M che la banconota fosse mia. Magari anche solo ventilando l’ipotesi, nel dubbio me l’avrebbe ridata. D’altronde la situazione era parecchio antipatica, anche perché non avrei avuto nessun modo di provare che quei soldi fossero effettivamente miei, bisognava comunque fidarsi di quello che dicevo. Forse, tutto sommato, sarebbe sembrata appropriazione indebita più la mia che la sua. In conclusione, non ci metto tanto a capire che tutto sommato è meglio stare zitti e starci più attenti la prossima volta.
Durante la serata, però, più ci penso e più la faccenda mi va di traverso. Non tanto per la cifra in sé, quanto per altre considerazioni. Per cominciare, mi chiedo se questa cosa non mi sia già successa altre volte. In effetti anche quella sera, se non fosse stato per M, non mi sarei proprio accorto di niente, e dieci sterline si sarebbero volatilizzate così. Forse Londra non è così cara come sembra a volte: forse sono io che perdo soldi a destra e a manca. Poi mi chiedo: e se le sterline fossero state cento? A quel punto da una parte la cosa era più seria e quindi mi sarei fatto meno scrupoli a farla presente, dall’altra, proprio per il crescere della posta in gioco, si sarebbe creata una situazione ancora più tesa.
Alla fine, mentre me ne torno a casa pensicchiando distrattamente a tutte queste cose, con la mano nella tasca dei jeans a giocherellare con le monetine, sento fra le dita un pezzo di carta un po’ spessa e ruvida. La estraggo: è una banconota da dieci sterline.