Oggi, venerdì 9 maggio 2008, compio diecimila giorni.
Sul perché lo sappia o perché me ne freghi qualcosa, non c’è nulla che possa dire che riesca a togliere l’alone geek che circonda questa trovata, per cui mi risparmio la fatica.
Anzi, farò di peggio.
Infatti, rappresentando i giorni come pixel e mettendoli in fila uno accanto all’altro, andando a capo ogni cento, esce fuori un’immagine sorprendentemente piccola:
Le aree colorate rappresentano i cicli di studio: elementari (verde spensieratezza), medie (rosa primi amori), superiori (azzurro eclettico), università (rosso laurea o anche rosso silicio), dottorato (viola confusione mentale).
Le righe blu sono i periodi passati in Inghilterra… spero che questo commuova qualche autorità e mi faccia ottenere la cittadinanza.
Nascosti fra tutti quei pallini ci sono i giorni in cui ho conosciuto ognuno dei miei amici, le notti insonni passate in preda a qualche batticuore — ma anche la notte che non dormii per fare il mio primo sito; il giorno che ho parlato per la prima volta, quella volta che caddi fra le rose del vicino mentre imparavo ad andare in bici — e mia madre ci ride ancora adesso, come ride per quella volta che persi il mantello del costume di Zorro a Venezia.
E ancora: il giorno che alla tv dissero che avevano ucciso Falcone; il giorno che abbiamo vinto i mondiali di calcio — di quelli ce ne sono due a ben vedere, ma il primo chi se lo ricorda? Ci sono i sabati in cui mio padre mi portava a giocare ad Outrun al bar Sportelli. E c’è il giorno in cui sono uscito da Pisa Centrale con la consapevolezza di affacciarmi verso la mia nuova città.
E poi c’è il periodo dei Lexon, il periodo degli Husky Studios, il periodo del Cdr e varianti — chi c’era se li ricorderà senz’altro.
C’è il periodo del computer, che occupa praticamente mezzo quadrato.
C’è il giorno in cui ho finito di leggere Il Signore degli Anelli, senza sapere che me lo sarei scordato quasi del tutto pochi anni dopo. C’è il giorno in cui feci incazzare di brutto una mezza mailing list, e capii molto bene quanto sia necessario esprimersi cautamente su Internet.
Ah va beh, poi ci sarebbe Internet. E la prima telefonata col cellulare. E quando mia zia studiava matematica poggiando il quaderno sulla mia testa, e ora dice che è stato utile.
Ci sono stati anche qualche matrimonio e qualche funerale, come è normale.
Ma in fin dei conti, che posso dire? I miei primi diecimila giorni li ho passati serenamente, ho vissuto in dei bei posti, con delle belle persone; mi sono divertito, ho fatto cose interessanti… speriamo di continuare così.