Il blogghetto dello zio _dave_

Edilizia veloce, pure troppo

Ricordo che quando sono stato a Cambridge, per curiosità avevo cercato l’edificio di Computer Science su Google Earth, trovando soltanto del terreno brullo. (Ora non più). Sì: le mappe erano vecchie di un paio d’anni, ma questo significava che un intero edificio era stato tirato su dal nulla ed era pienamente funzionante in un tempo inconcepibilmente breve per un italiano.

Qualcosa di simile si può dire per l’Engineering Building dove lavoro adesso a Londra. È un palazzo nuovo di zecca, ci si sono trasferiti nel 2005.

Qui però finisce la favola e inizia quella che per me è una barzelletta e pure già sentita, ma per altri è un vero incubo.

Pare infatti che il design originale fosse molto arioso e soleggiato, con tanto di cavità centrale per dare maggiore luce agli uffici. Ma quando il progetto era in fase già avanzata, si sono accorti che non c’era abbastanza spazio per tutti gli uffici e le aule.

Come questo sia possibile non ne ho idea. L’unica spiegazione razionale che mi viene in mente è che siano venuti a mancare i fondi per fare altri edifici, con conseguente gioco del 15 che ha portato a sballare le previsioni iniziali di quanta gente dovesse stare in quali palazzi.

Fatto sta che ora gli atrii di fronte agli ascensori hanno questa vista qui:

Atrio ascensori

Le scale di emergenza hanno questa vista qui:

Vista

e fuggire dagli edifici in fiamme non è mai stato così stylish:

Scale di emergenza

Invece ci sono interi uffici e stanze enormi senza finestre, piene di ricercatori ormai privi di vitamina D. Il mio prof stesso ha sì una finestra ma che dà sul palazzo accanto, a un metro di distanza; a volte può girarsi e assistere a qualche lezione di statistica comodamente seduto nel suo ufficio.

A me, devo dire, non è andata malaccio. Però sono solidale con gli altri: è vero che siamo informatici, ma un po’ di luce non andrebbe negata a nessuno.

(Sui bug che affliggono il sistema di ascensori mi riservo di intrattenervi in un post a parte.)