Come in tutte le grandi città, anche qui il buon senso detta alcune precauzioni: non allontanarsi mai dalle zone più trafficate, sapere sempre dove ci si trova, essere vigili, mostrarsi sicuri e tenere le mani libere.
Spero pertanto che risulti comprensibile il sottile senso di inquietudine che mi ha avvolto allorché mi sono ritrovato in una strada ignota in piena zona 3, deserta e scarsamente illuminata, ad aspettare un autobus con in mano un pesantissimo bustone dell’Ikea.
Sono sicuro che quelle villette a schiera appaiano ridenti in pieno giorno, ma in quel momento avevano l’aria di essere disabitate ed apparivano un po’ sinistre. Le uniche persone nei paraggi erano due ragazzi che facevano una pigra spola fra una casetta e un furgone malconcio, caricando dei mobili vecchi, come sciacalli depressi di una ghost town.
Per una volta, se non altro, non era colpa mia. L’Ikea si trova in un cul de sac per cui non è facile capire in che direzione vadano gli autobus di passaggio. Però dopo aver chiesto all’autista se l’autobus andava a Tottenham Hale — dove avrei preso la metropolitana — ed essermi sentito rispondere di sì, ero salito tranquillo.
Ancora più tranquillo ero stato quando l’autobus si era effettivamente diretto dalla parte giusta.
Meno tranquillo ero diventato, invece, quando un paio di passeggeri perplessi si erano avvicinati a chiedere all’autista: “ma questo qui non doveva andare dall’altra parte?”
Mi sono finalmente cominciato a preoccupare quando suddetto autista, senza dire niente, ha fatto una bella inversione ad U e ha cominciato a portarmi verso destinazioni ignote.
Sono sceso dunque alla prima fermata, dove c’erano non uno, ma addirittura due autobus che andavano nell’altra direzione. Peccato che per il troppo traffico non ce l’ho fatta ad attraversare in tempo. Dopodiché se ne sono andati sia gli autobus, sia il traffico, e io sono rimasto in culo al mondo con un bustone dell’Ikea in mano.