Questa è davvero buffa.
Tutto è cominciato martedì sera quando, verso le cinque e mezza, è spuntato un messaggio nel newsgroup dell’uffico, che linkava la seguente notizia: “Hp Touchpad a 89£ anche in Uk, dalle ore 18 sul sito di Dixons, da domani nei negozi”.
Cos’era successo: la Hewlett Packard aveva da pochi giorni annunciato che se ne sarebbe scappata a gambe levate dal mercato dei tablet a causa delle scarsissime vendite. Restava da risolvere il problema di come disfarsi delle montagne di esemplari invenduti, specie considerato che erano stati sul mercato per meno di cinquanta giorni.
A quel punto hanno cominciato a svenderli, mettendoli prima a 99$ negli Usa, poi, appunto, a 89£ qui nel Regno Unito.
Ottantanove pound: una cifra che ha fatto diventare decisionista finanche me, che notoriamente impiego minimo due mesi per varare un qualsiasi acquisto. Mi precipito sul sito di Dixons ma l’offerta ancora non appare, c’è ancora il prezzo vecchio che supera abbondantemente le trecento sterle. Nel frattempo la notizia comincia a diffondersi su Twitter. L’isteria collettiva comincia a montare.
Scattate le 18, il prezzo nuovo diventa effettivamente disponibile, ma il sito è palesemente in difficoltà sotto l’attacco di migliaia di utenti — un bel centinaio penso solo fra i miei colleghi… Riesco a fatica a registrarmi al sito, a mettere il tablet nel carrello, sono all’ultimo passo del checkout… Niente. Sito in palla totale. Quando torna in piedi, il mio carrello è vuoto, e l’oggetto dei desideri improvvisi non è più disponibile.
Fra le imprecazioni a profusione, mi precipito sugli altri siti: ovunque risulta o col prezzo vecchio, o non disponibile. Cadono sotto l’alto traffico un sito dopo l’altro. Nel giro di mezz’ora il mondo del commercio elettronico inglese è in ginocchio, e di questi tablet che fino al giorno prima nessuno si filava non c’è manco l’ombra.
Il round col commercio elettronico sembra perso, tranne un ultimo scampolo verso mezzanotte, quando anche Amazon è della partita. Mi arriva l’sms da un collega per avvertirmi. Mi precipito sul sito ma è già sold out, niente da fare neanche lì. A questo punto resta da giocarsi soltanto la carta retail.
L’indomani mattina mi fiondo presso il negozio di cellulari che sta vicino casa mia. È ancora chiuso ma c’è già la fila fuori. Sono tre/quattro persone che però se ne stanno andando, si è sparsa la notizia che il negozio è sprovvisto. Restiamo solo io e un tizio che vuole sentire se almeno ci sanno dire quali altri negozi della catena sono forniti. Dopo un minuto scarso aprono e ci informano che ne sono rimasti alcuni a Brent Cross, che però è decisamente fuori mano nonché non nella direzione del mio ufficio. Ah, e poi ce ne sarebbero due anche a Crouch End… che invece è a 10 minuti di autobus.
Ok, Crouch End sarebbe fattibile ma… che speranze ci sono? Se qui c’era già la fila, è mai possibile che nessuno ce li soffi mentre andiamo lì?
Ma il tizio che era in fila con me mi contagia col suo entusiasmo e saliamo al volo sul primo autobus. È molto simpatico, fa il fotografo e vorrebbe questo tablet per usarlo come album portatile. A me scappa da ridere, tutta la situazione mi ricorda l’assalto al forno nei Promessi Sposi.
A Crouch End — sorpresa! Il negozio è ancora chiuso e non c’è nessuno davanti a fare la fila! Ci catapultiamo all’ingresso proprio mentre la commessa sta tirando su la saracinesca. Ci guarda un po’ perplessa, non capisce questi due figuri che urgenza abbiano di comprare cellulari di prima mattina. Quando poi però controlla la disponibilità sul computer, sbianca: ha visto il prezzo e non ne sapeva nulla! E ha tutta l’aria di essersi pentita di averci già detto che c’era…
Nel frattempo arrivano, infradiciate dalla pioggia, altre persone con lo sguardo allucinato a chiedere se questo chimerico Graal è disponibile… eh no, cicci! Gli ultimi due li abbiamo presi noi!
E a te, caro fotografo, devo decisamente una birra…
Finisce che mi infilo in metro con un gran sorrisone come il bambino che va a scuola col giocattolo nuovo.