Alcune persone non sembrano curarsi minimamente del clima. Per loro, anni fa, coniai il termine meteoromenefreghisti. Poiché a queste latitudini abbondano, ho avuto modo di studiarli meglio ed ho concluso che si dividono in due categorie ben distinte:
- alcuni onorano un clima idealizzato e stereotipato esistente soltanto dentro di loro; sono quelli che di inverno sono sempre imbacuccati anche se fa caldo ed escono con l’ombrello anche se non c’è una nuvola in cielo — viceversa d’estate vanno in giro in pianelle e canotta anche se c’è un freddo polare
- altri semplicemente ignorano le variabili “temperatura” e “precipitazioni”, scelgono un particolare vestiario e quello rimane, sulla spiaggia come sulla pista di pattinaggio sul ghiaccio.
Ai secondi appartiene un mio collega, seguace di quel look molto stylish — credo di derivazione surfer/skater — che consiste in pantaloni sotto al ginocchio e scarpe da ginnastica grosse e colorate, quelle che si portano slacciate.
Immaginatevi dunque il mio scandalo quando, la settimana scorsa, l’ho incrociato per il corridoio con indosso un paio di jeans lunghi. Non ho potuto fare a meno di farglielo notare.
— Eh lo so, ma ieri sera sono uscito con gli amici e quando sono tornato a casa avevo proprio freddo, — mi ha risposto.
Rendetevi conto di cosa può essere stato questo Agosto londinese per arrivare a dirlo lui.
Finché parlavamo di un’estate molto mite come lo era stata fino a Luglio, ho difeso convinto il clima inglese dagli attacchi — spesso ingiustificati nella loro veemenza — dei miei amici e colleghi italiani.
D’altronde mi tornavano alla mente, ancora freschi nella memoria (e solo in quella), i pomeriggi pisani in cui la pelle si incollava alla sedia, l’aria non si muoveva manco a pregarla e le zanzare ti giravano intorno a frotte. Svegliarsi sudati dopo aver dormito poco e male senza manco un lenzuolo sopra. No, grazie. Ho già dato.
Però adesso questo Agosto così inesorabilmente grigio, freddo e piovoso… sinceramente fa innervosire anche me! Una via di mezzo no, eh?