L’estetica del casinò mi ha sempre attirato, non c’è nulla da fare. Mi piacciono le carte, le fiches, le slot machine — proprio come oggetti. Qualche anno fa realizzai pure un set di simboli vettoriali da fruit machine:
Ciò premesso, la mia carriera di giocatore d’azzardo comincia presto ma finisce altrettanto presto durante una vacanza risalente all’incirca al periodo delle scuole medie. Il viaggio prevedeva un tratto in traghetto — e notoriamente non c’è ferry senza il suo mini casinò, più o meno sfigato. Fuori dall’area vietata ai minori c’erano delle slot machine civetta, alle quali, per un attimo di distrazione (o genialità?) pedagogica, i miei mi consentirono di giocare qualche spicciolo.
Spendendo l’equivalente di pochi euro, durante la serata vinsi una somma per me ragguardevole all’epoca: qualcosa come venti euro. Il dramma è che, dato che il gioco simulava una roulette, avevo potuto applicare la tattica abbastanza banale di fare un mix di puntate a basso ed alto rischio, per cui mi stava quasi venendo il dubbio di avere avuto qualche altro merito al di là del puro culo.
Durante la vacanza non vedevo l’ora di ritornare sul traghetto. Prima di addormentarmi facevo calcoli su quanta parte del mio capitale avrei dovuto reinvestire, già rammaricandomi di avere quest’unica possibilità di aumentare i miei guadagni. Insomma, ero in piena febbre da gioco.
La sorte mi venne nuovamente incontro. Al ritorno la mia pseudo-roulette non c’era più: evidentemente qualcuno si era accorto di quanto fosse tarata male. E quindi, come se fosse la fine di una puntata di telefilm degli anni ottanta, ci facemmo tutti una risata e il protagonista imparò la lezione.
Tutto questo per dire che se, dopo averci giocato a capodanno, mi sono appassionato di Texas Hold’em (una variante del poker), nessuno si deve preoccupare — anche perché le busco finanche dal computer, sicché capite da soli quanto possa considerare furbo rischiarci dei soldi veri.