Il blogghetto dello zio _dave_

La sollecitudine dei numeri primi

In realtà stavolta siamo partiti dal presupposto di voler restare in zona. Questo già semplificava molto le cose. A distanza di un paio di mesi dalla scadenza del contratto, però, era quasi inutile mettersi a cercare, visto che qui in genere le case le trovi disponibili da subito — e non è che ti aspettano sfitte.

A questo giro l’onere della ricerca poggiava tutto sulle spalle di Elisa, la quale si è messa subito a seguire assiduamente i siti di varie agenzie.

Alcune case che sembravano carine, non facevi in tempo a telefonare che erano già state date via. Altre potevano andare ma cominciavano ad essere troppo lontane — e non volevo aggiungere una passeggiata di mezz’ora al tragitto metro + autobus che già mi sorbisco quotidianamente.

Finché un bel giorno, spunta l’annuncio di un appartamento nel nostro stesso condominio! Ehi, sarebbe fantastico! Elisa chiama, prende appuntamento con l’agente immobiliare, gli dice che si trova già in loco, al numero 32… e l’agente scoppia a ridere.

Fatto trenta

Segue scena surreale con l’agente che arriva, si piazza in mezzo al corridoio, e con nocche sincronizzate bussa a entrambe le porte: quella della visitata e quella della visitante…

Insomma, per i più duri di comprendonio: ci siamo spostati nell’appartamento esattamente di fronte al nostro!

Ed ora ci troviamo qui, un po’ spaesati per via della pianta perfettamente speculare alla precedente. In realtà le somiglianze non sono così tante: siamo passati da una casa appena ristrutturata, algidamente arredata da mobili coordinati nuovi di pacca, viziati da elettrodomestici fiammanti… a un appartamento completamente incoerente, col mobilio messo insieme alla sanfasò, coronato da una lavatrice che potremmo definire, eufemisticamente, “d’epoca”.

Tacerò in questa sede della lotta senza quartiere che la povera Elisa ha instaurato contro il concetto di Muffa — scontro epico che probabilmente merita un post a parte, o quantomeno un’iscrizione.

Record

Per i fanatici di statistiche e record, mi premuro di segnalare che questo trasloco doveva coprire la miseria di 183 centimetri — misura che guarda caso è anche la mia altezza. Era destino no?