Da quando non vivo più a Siena, ogni volta che torno c’è sempre un negozio nuovo, una facciata rifatta, una strada coi sensi unici cambiati… All’inizio mi stupivo molto ogni volta, ormai non ci faccio neanche più caso.
Giustamente da quando ci ero stato l’ultima volta, qualche mese fa, è cambiato qualcosina anche a Londra. A parte che non ho fatto neanche in tempo ad atterrare, e già mi sono trovato Stansted mezzo rifatto — come se ce ne fosse stato bisogno!
Dove però mi sono sentito mancare la terra sotto i piedi è quando sono passato da Oxford Street e ho pensato di fermarmi per la tradizionale giratina al Virgin Megastore. Mica per altro, ma fa sempre piacere sentirsi circondati da tre piani di cd, dvd e videogiochi vari.
Senonché, com’è, come non è, non riuscivo a ritrovarlo. Al suo posto, un orrendo negozio di vestiti che dava tutta l’aria di essere stato allestito alla bell’e meglio in tutta fretta. Incredulo, continuo a passeggiare. Arrivato a Piccadilly, anche lì! Il megastore è chiuso e strachiuso! Fra i vetri impolverati, si intravedono file e file di scaffali vuoti, e malinconici cartelli che indicano a vuoto “Pop”, “Metal”, “Jazz”.
Un tristissimo foglio fotocopiato, appiccicato con lo scotch al vetro, annuncia che la catena è stata messa in amministrazione controllata — lasciando fra l’altro a spasso qualche bel centinaio di persone.
Così, nella mestizia più totale, si abbassa il sipario su quella che era una vera e propria istituzione dell’high street londinese.