Un tempo, al termine di sei ore abbondanti di pranzo di matrimonio, ero capace di avere ancora fame. Oggi, invece, arrivare in fondo è un traguardo che riesco a raggiungere soltanto con una buona dose di pianificazione: moderarsi con gli antipasti, non fare il bis, resistere alla tentazione di bere litri d’acqua. Il tutto mentre lotto faticosamente contro l’abbiocco.
Quand’è che il mio metabolismo è invecchiato di botto di cinquant’anni?
Ai matrimoni scopro sempre con un misto di stupore e piacere che il clacson della mia macchina funziona ancora.
È noto che i matrimoni sono, secondo l’usanza, una delle occasioni in cui ci si veste più eleganti. Ma a beneficio di chi?
Me lo chiedo perché spesso, dopo la cerimonia, nonostante la prospettiva di passare ancora diverse ore in compagnia delle stesse persone, se non di più, si assiste ad un improvviso sbracamento generale: le donne si tolgono le scarpe coi tacchi alti e cominciano ad andare in giro scalze o con delle specie di pianelle che si sono portate dietro; gli uomini si tolgono giacche, si allentano cravatte, si arrotolano le maniche di camicia.
Eppure, a ben pensare, non siamo gli stessi di prima? Perché cercare di fare colpo sugli altri solo per un’ora? Forse col tempo abbiamo semplicemente introiettato il fatto che la prima impressione è quella che conta.
A quanto sento raccontare ultimamente, gli “amici” degli sposi si sentono in dovere di preparare dei simpaticissimi scherzi ai neo-coniugi. Fra i più gettonati abbiamo: riempire la casa di bicchieri pieni, di acqua o anche, ho sentito, di sugo di pomodoro; riempire le stanze di palloncini, possibilmente ripieni di coriandoli; sporcare tutti i piatti del servizio nuovo con la marmellata; nascondere ovunque sveglie impostate a diverse ore della notte; sabotare l’automobile.
La natura sicuramente condivisibile di questi sforzi, peraltro anche piuttosto impegnativi da mettere in atto, me ne suggerisce di nuovi, di sicuro effetto: sfondare vetri e finestre con sassi e altri oggetti contundenti; schizzare di inchiostro le tende; intasare il cesso; cagare e pisciare su letti e divani. Risate assicurate.