Per la serie “persone che assomigliano a cose”: il riferimento è ad una pubblicità progresso contro gli sprechi di cibo, che vede varie persone le cui capigliature ricordano quelle dei cibi da loro amati. Fra i migliori spiccano l’agnello, la pasta, ma soprattutto il mitologico uomo patata.
Lo slogan si riferisce ad una curiosa e — lo ammetto — tardiva scoperta. La premessa è che sia io che Elisa beviamo molto tè, tipicamente con un po’ di succo di limone e dosi più (io) o meno (lei) abbondanti di miele. Il vero cultore in genere inorridisce, sostenendo che vada bevuto scuro; tuttavia riconosce il miele come accettabile compromesso, tollerando tutto al più lo zucchero di canna e decisamente scuotendo la testa di fronte allo zucchero bianco.
Fast forward to 2010, ed eccomi in un ufficio di patiti del tè. Ogni tanto si alza qualcuno, prende un vassoio, ritira le mug da ogni scrivania, e dopo qualche minuto torna con le tazze fumanti. Ebbene: il primo giorno, quando varie persone nel corso della giornata mi hanno chiesto come lo volevo e ho risposto “col miele”, tutti mi hanno restituito uno sguardo assai perplesso, e in finale sono stato preso per una persona curiosamente eccentrica. Non ho neanche avuto cuore di tirare in ballo il limone onestamente.
Insomma la scoperta è che qui, a quanto pare, il tè si beve solo ed esclusivamente col latte — cosa che mi turba alquanto. Prima o poi proverò anch’io — ammesso che nel frattempo non smetta proprio, perché qua in questo vortice di tazze che vanno e vengono, nonché in questo susseguirsi di pranzi cinesi/giapponesi, il mio consumo comincia a vertere sul versante dell’abuso!