La Oyster Card è indiscutibilmente una figata. Trattasi di una carta prepagata per i trasporti londinesi che:
- ti fa pagare i biglietti tipicamente meno della metà della tariffa normale
- non ti fa mai spendere più dell’abbonamento giornaliero equivalente — in pratica quando superi il tetto giornaliero poi non paghi più
- è una contactless smartcard con identificazione a radiofrequenza (rfid): cioè passi ai tornelli senza infilarla da nessuna parte, ma solo strusciandola su un’area apposita, anche senza toglierla dal portafogli!
Va da sé che io l’avrei fatta anche se non ci fossero stati vantaggi tariffari. Varcare i tornelli a tutta birra, senza fermarsi ad infilare il biglietto, ma strusciando il portafogli con ostentata nonchalance come fanno i londinesi, è fonte inesauribile di gioia. Per i primi tempi questo è un serio incentivo a prendere la metropolitana in maniera piuttosto selvaggia, per qualsiasi spostamento anche minimale.
È anche vero, però, che a volte ci si mette di più a scendere dal livello stradale fino ai treni e a risalire che non ad andare a piedi fino alla stazione successiva.
Ma soprattutto, finita la sbornia, riaffiora la consapevolezza che i trasporti londinesi sono carissimi. La metro per la zona 2, per dire, costa 2£, cioè 2.65€. (Questo con la Oyster. Senza, siamo sui 5.30€!)
La capillare rete di autobus, molto attiva anche di notte, rappresenta quindi un’attraente alternativa per i rientri serali, visto che te la puoi cavare con 90p (1.2€), senza neanche correre troppo il rischio di restare imbottigliato nel traffico.
Mi era parsa dunque una buona idea, quando stavo ancora ad Oval, andare a piedi fino ad Aldwych a prendere l’autobus per rientrare.
(continua)