Stanca di non trovare il biglietto d’oro nonostante il prolungato e assiduo impegno, Elisa ha sbottato:_ “basta ci andiamo lo stesso!”_
E così una domenica mattina ci siamo ritrovati a sonnecchiare, invece che nel letto, su un pendolino diretto a Birmingham.
Da lì poi ci siamo diretti verso lo stabilimento dell’azienda dolciaria Cadbury, forse un po’ sconosciuta dalle nostre parti ma orgoglio nazionale qui.
La stazione è inconfondibile, interamente di colore viola — che non è il colore sociale soltanto di quegli altri. Siamo a Bournville, ridente villaggio costruito a suo tempo dal signor Cadbury in persona per i suoi operai, onde sottrarli alle difficoltà della frenetica vita cittadina. Un’imprenditoria romantica cui non siamo più abituati: poco più di un secolo dopo, sono le impalpabili e fredde operazioni finanziarie a tenere banco, con la società che viene acquisita da una multinazionale.
Il percorso interno è come te lo immagineresti: una parte didattica introduttiva con la storia della cioccolata e della Cadbury, seguita da una parte — molto interessante — dove spiegano come nascono i vari prodotti. Infine la parte cui tenevo di più: una sbirciata alla fabbrica vera, dove vediamo la mia adorata Fruit & Nut durante l’operazione di packaging.
Alla fine facciamo rientro a casa in tarda serata con la bocca un po’ allappata e una busta piena di souvenir, del tipo che preferiamo: quelli commestibili.