Questa settimana avevo una riunione a Pietrasanta, ridente cittadina che mi ispira una immotivata simpatia per il solo fatto di aver abitato per tanti anni in via Pietrasantina.
Quando è stato il momento di tornare, alla stazione ho trovato una gradita sorpresa: sul monitor, il treno per Pisa Centrale era annunciato prima dell’orario che mi pareva di ricordare. Quando arriva (in ritardo, ça va sans dire), me ne salgo quindi sul mio bel treno, fresco come un quarto di pollo, e mi metto a leggere.
Dopo una decina di minuti abbondanti, trascorsi nella più beata ignoranza, non è l’intelletto ad avanzare qualche dubbio, bensì proprio una sensazione viscerale, fisica.
“Mah,” dice il mio corpo, “sai che? A me pare che stiamo andando verso Nord…”
“E dai, basta con questa continua insicurezza,” risponde paternalista il raziocinio, “a sentir te, non chiudo mai la macchina e lascio il gas aperto ogni volta che esco di casa. Anche se… ora che mi ci fai pensare…” e qui la risatina di sufficienza si fa nervosa, “abbiamo preso il treno nella stessa direzione dell’andata!”
Al che, come se la cosa non mi riguardasse, chiedo al signore seduto di fronte a me:
“Mi scusi, buon uomo, dov’è diretto questo treno?”
“… A Spezia…”
“Curioso. Devo pertanto constatare con rammarico di aver sbagliato treno, porca maiala!”
Ora io dico: tu, corpo, se lo sapevi, perché non hai parlato prima? E tu, Trenitala, sui tuoi monitor, cosa cazzo mi dai tutta questa importanza ai treni in arrivo? Chi se ne frega?!