“Guarda che è un posto davvero strano!”
Continua a ripeterlo per cui comincio quasi a inquietarmi. Lui è un mio collega di origini italiane, nonché l’unica persona che mi venga in mente di cui faccio fatica a stare al passo. Gli ho appena dato carta bianca per il pranzo, e lui mi ha proposto un coreano — un invito a nozze, salvo continuare a ripetermi: “è un posto un po’ strano”.
Mentre sono lì che lo rincorro col fiatone, all’improvviso svoltiamo e, senza che me ne renda conto, ci ritroviamo in un deserto minimarket orientale. Un anziano signore, che non ha l’aria di parlare l’inglese, ci scruta placidamente.
“Non c’è molta scelta”, mi dice il collega, indicando la cassa. Io dapprima vedo alcuni obento take away e per un attimo penso che sia quella la particolarità del posto. Invece mi stava indicando un minuscolo fogliettino attaccato con lo scotch, sul quale sono indicati due piatti: uno di riso con condimento misto, e uno di riso con maiale.
Ne scegliamo uno per uno e paghiamo, dopodiché il mio collega si addentra nel locale e, giunto in fondo, comincia a scendere per una stretta rampa di scale. Lo seguo senza avere il tempo di raccapezzarmi.
Al piano di sotto mi ritrovo senza preavviso in una stanza chiassosa, piena di persone sedute strette intorno a dei tavoli. Sono quasi tutti studenti, in prevalenza orientali.
Ci sistemiamo su un minuscolo tavolino per due persone, miracolosamente libero. Un cameriere passa, ci prende lo scontrino, e dopo poco torna con i nostri piatti. Nel frattempo ho avuto modo di guardarmi intorno e notare che le pareti sono completamente ricoperte da scaffalature piene di videocassette, ognuna col dorso diligentemente scritto a mano in quello che sembra — pensate che occhio — coreano.
“Non si sa cosa contengono” mi dice rassicurante il mio amico.
Mi tornano davanti agli occhi le pagine del libro di storia delle medie, alla voce “carboneria”. O le distillerie clandestine nella Chicago del proibizionismo. Ora, quale sia lo status legale di questo posto non lo so e non lo voglio sapere; di sicuro ammetto che sia strano.