Il blogghetto dello zio _dave_

Flat tales / 2

Una delle persone che risponde seriamente al nostro annuncio è un tipo che ci scrive in italiano, pur avendo un nome inglese. Al telefono ci fa una buona impressione, per cui alla fine decidiamo di andare a vedere la sua casa nonostante si trovi un po’ fuori mano.

Avevo visto da Google Maps (sempre sia lodato) che la casa era dietro un enorme supermercato. Effettivamente appena usciamo dalla metro, vediamo questo mastodontico Tesco che sovrasta un intero isolato — grande, per capirsi, grossomodo quanto un’Ipercoop.

“Bene”, ci diciamo, “fare la spesa non sarà un problema”. Understatement of the year, ma andiamo con ordine.

Le indicazioni che abbiamo ci portano a fare il giro dell’isolato, percorrendo vie residenziali abbastanza gradevoli. Proprio all’ultimo però dobbiamo svoltare in un vicolo, e qui l’impressione peggiora subito: infatti, oltre a due/tre case, si affaccia imponente il retro del supermercato di cui prima, con masserizie varie di fornitori lasciate in giro. Ciliegina sulla torta una signora ubriaca, seduta in un angolo, che si guarda i piedi ondeggiando la testa e che ogni tanto è preda di qualche conato di vomito.

Ci giriamo verso le case senza trovare però il numero civico che cercavamo. Spaesati, telefoniamo al tipo, che ci dice: “Ah eccovi, vi vedo dalla finestra”. Ci guardiamo attorno più e più volte finché, voltandoci, non lo individuiamo in alto, proprio sull’edificio che sembrava il retro del supermercato. “Bussate che vi apro la porta”, ci dice. Ci incamminiamo assai perplessi. Suoniamo il campanello di quella che era evidentemente una uscita di servizio. Entriamo e ci troviamo di fronte un paio di ascensori, enormi e non troppo puliti: anche questi chiaramente in uso al supermercato.

Mentre l’ascensore sale ci guardiamo con occhi sbarrati. Dove siamo finiti? Ma l’ascensore arriva e — sorpresa! — ci lascia inaspettatamente all’aperto, in un ridente vicinato, tutto verdeggiante, con tanto di stradina principale con ai lati villettine a due piani molto curate e “cosy”, come dicono da queste parti. A questo punto siamo molto confusi. Il tipo sbuca fuori da una di queste case e ci invita ad entrare; ci mostra casa sua che è molto carina, grande, addirittura ha un terrazzino e anche una vista mozzafiato. È la casa in cui vive, ma si sta trasferendo da un’altra parte col compagno (italiano, da cui la sua scioltezza con l’idioma).

Ma sì, insomma, la casa di per sé sarebbe anche carina, potrebbe andare, ma… non so se avete capito… la casa si trova esattamente sopra il supermercato! Per meglio dire c’è il supermercato al piano terra, poi dopo ci sono un paio di piani di parcheggio, e infine c’è questo simpatico quartierino. Tant’è che per uscire passiamo attraverso il parcheggio e prendiamo un altro ascensore che ci lascia direttamente dentro al supermercato stesso…

Che dire, questa esperienza mi ha lasciato abbastanza senza parole. Non sono sicuro di essere riuscito a rendere l’assurdità del luogo. In realtà l’idea di prendere il tetto di un casermone e costruirci sopra delle case di per sé non sarebbe neanche male — ma avrebbero dovuto quantomeno curare di più le vie di accesso.

(continua)